Site icon Oratorio Don Bosco di Figline Valdarno

8 Dicembre 1841: Nasce l’Oratorio di don Bosco

Don Bosco incontra Bartolomeo Garelli

Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per celebrare la Santa Messa. Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.

Mentre l’altro se la dava a gambe:

il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. Gli domandai con amorevolezza:

Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai:

il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose:

Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.

Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria. Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà:

“tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”.

Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. Alla fine gli dice:

Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito. Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio.

 

Exit mobile version